"SE FOSSI STATA UN RAGAZZO MI AVREBBERO SPARATO..."

Jaroslava Skleničková fu imprigionata nel campo di concentramento di Ravensbrück insieme alle donne di Lidice quando aveva 16 anni. Era la ragazzina più grande di Lidice. Sopravvisse anche grazie al sostegno e alla prigionia comune con sua madre e sua sorella Miloslava, che furono anche fortunate nel riuscire a vedere la fine della guerra. Le donne di Lidice furono deportate a Ravensbrück dopo l'occupazione nazista del villaggio. Il 10/6/1942 il villaggio fu dato alle fiamme, gli uomini e i ragazzi maggiori di 15 anni furono fucilati e 102 bambini furono gasati nel campo di sterminio di Chełmno nad Nerem. Solo 17 bambini rimasero vivi fino alla fine della guerra.

Alla fine del mese di aprile del 1945, Jaroslava fece una marcia della morte di quattro giorni lunga 127 chilometri e fu liberata a Crivitz. Il ritorno a casa fu molto triste perché la casa natale era stata distrutta e l'amato padre fucilato.

Nel 2006 ha pubblicato un libro sulla sua vita che è diventato un bestseller ed è stato tradotto in diverse lingue del mondo. Nonostante i gravi problemi di salute derivanti dal periodo di detenzione da ragazzina, è sempre contenta di vedere i suoi nipoti e pronipoti e non è indifferente agli attuali problemi sociali. Fa dichiarazioni pubbliche contro la xenofobia e le ingiustizie.

Il racconto delle sorelle Suchánková mi ha motivato non solo a studiare la storia concentrandomi proprio sul periodo bellico, ma anche a ricostruire la marcia della morte delle donne di Lidice, che io stessa ho fatto nel 2017. È ammirevole la forza interiore che le donne trovarono alla fine della guerra per sopravvivere. Jaroslava Skleničková non ricorda Ravensbrück solo come un luogo di sofferenza e tragedia, ma sottolinea anche la forte amicizia e l'enorme solidarietà di alcune sue compagne di prigionia che salvarono la vita a lei e ad altre.

Oggi è l'ultima donna vivente di Lidice.

 

Gabriela Havlůjová
Repubblica ceca
Amica di Jaroslava Skleničková